Ancoraggio: facile a dirsi, difficile a farsi. Un decalogo ad uso del diportista
«Ancorare: fissare l'imbarcazione sul fondale con una o più ancore». Stando alla definizione di un qualsiasi dizionario di italiano, sembra poca cosa impedire ad un natante di scivolare alla deriva. La pratica però insegna che dare fondo all'ancora e assicurarsi della sua buona tenuta sul fondale è operazione che richiede una certa esperienza e soprattutto buon senso.
In commercio esistono diversi manuali tecnici che aiutano ad eseguire, con qualche nozione di base, un corretto ancoraggio, maa l'offerta spazia anche su corsi specifici, proposti da Club e Scuole nautiche. Per gli amanti invece del self-made sarà invece sufficiente fare tesoro di alcune nozioni di base e di un bagaglio d'esperienza acquisita 'sul campo'. Per tutti, comunque, NauticaReport propone un breve decalogo sulla scelta della dotazione più opportuna e su poche, imprescindibili regole da seguire per evitare di addormentarsi in una baia e svegliarsi in un'altra.
CQR
Costruzione: forma ad aratro, marra singola snodata rispetto al fusto.
Pregi: versatile su quasi tutti i fondali e dall'ottima tenuta.
Difetti: piuttosto pesante.
BRUCE
Costruzione: unica marra con palma molto stesa, termina frontalmente e lateralmente con tre unghie tondeggianti.
Pregi: robusta, penetra bene su tutti i fondali.
Difetti: Ingombrante e costosa
DANFORTH
Costruzione: piatta a mare articolate, che possono ruotare su un asse trasversale al fusto.
Pregi: ottima tenuta su sabbia e fango.
Difetti: marre fragili. Tenuta mediocre su roccia e fitta vegetazione
L'ANCORA – Quale tipologia e quale peso scegliere? Il mercato del diportismo offre una vasta gamma di modelli di ancore, ognuna con proprie peculiarità: alcune sono più versatili, altre invece ottimali su uno specifico tipo di fondale. Ma ancora prima di orientarsi tra le varie tipologie, è bene valutare quale peso deve avere la nostra ancora per garantire la massima penetrazione nel fondale e di conseguenza la perfetta tenuta dell'imbarcazione.
Se il peso dell'ancora non è calibrato sulle dimensioni della barca, non sarà infatti in grado di trattenerla. Per questo, esistono pratiche tabelle fornite dagli stessi costruttori di ancore o ricavabili dai moduli di armamento (EN) del Registro Italiano Navale, che permettono di definire il peso ottimale dell'ancora e quale lunghezza di cavo e catena (di cui parleremo a breve) avere a bordo. E' comunque prassi valutare un kg di peso dell'ancora per ogni metro di imbarcazione e si eccede fino ad un 1 kg e mezzo se si naviga in acque soggette a correnti o si hanno barche cabinate (o con tendalino) che al vento funzionano da vela.
Definito il peso, ci si potrà quindi orientare tra i diversimodellidi ancoreofferti dal mercato. Per il diportismo di piccoli e medi natanti vanno per la maggiore tre classi di ancore: le CQR, le Bruce e le Danforth (o Fortress). Le prime due prevalgono per versatilità, adattandosi su tutti i tipi fondali, senza però eccellere su nessuno. Mentre le Danforth, le più diffuse nel Mediterraneo, sono perfette per i fondali mobili ma inadatte a quelli rocciosi su cui faticano a fare presa e, peggio ancora, 'pattinano' sulle alghe.
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Peso barca |
Peso min. ancora |
Mani-glione |
Catena |
Cavo nylon |
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Canotto, |
- |
2 kg |
4,4 lb |
8 mm |
6 mm |
6 mm |
Deriva, |
300 kg |
3,5 kg |
7,7 lb |
8 mm |
6 mm |
6-8mm |
Barca fino5,50 m |
800 kg |
6 kg |
23 lb |
8 mm |
6 mm |
10 mm |
Tabella semplificata del peso ancora, lunghezza cavo e catena in relazione alle dimensioni della barca
Di recente ingresso nel mercato è invece la Mantus, che NauticaReport ha avuto modo di provare. Il suo design è davvero ingegnoso: l'ancora è dotata di un'ampia superficie di base dal profilo 'a lama' con la quale penetra su qualsiasi tipo di fondale in perfetta tenuta. Ha inoltre una barra anulare che ruota rapidamente l'ancora nella corretta posizione, non appena raggiunto il fondale. Ideale per chi non rinuncia a far economia di spazio, la Mantus è parzialmente smontabile e può essere riposta sottocoperta.
IL CALUMO – Anchela lunghezza della linea di ancoraggio, o calumo, composta dalla corda e dalla catena filati fuoribordo, deve essere preventivamente valutata. Aiutano ancora le stesse tabelle fornite dai costruttori o i moduli di armamento EN, ma in linea generale vige la regola di filare il calumo per una lunghezza dalle tre alle cinque volte superiore alla profondità del fondale nel punto di ancoraggio. Questo range dipende da un parametro: il diametro della catena e quindi il suo peso per metro di lunghezza che può incidere sul totale, rendendo sufficiente una metratura inferiore. Proprio la catena merita una menzione a parte.
La composizione della linea di ancoraggio può infatti essere mista o interamente costituita da catena (specie nelle barche con verricello salpancora elettrico), che sarebbe soluzione ideale ma alquanto ingombrante a bordo oltre che onerosa. Per questo il più delle volte si opta per un semplice raccordo in catena, tra la cima e l'ancora, di lunghezza variabile ma mai inferiore ai due metri: è proprio la catena, con il suo stesso peso, a mantenere il corretto posizionamento dell'ancora sul fondale evitandone lo spedamento. Per concludere, e tanto per dare un esempio, sarà buona norma disporre di almeno 60 metri di calumo (cima più catena) per un natante fino ai dieci metri.
Ancorare in rada - Da www.velaemotore.it
LA MANOVRA PERFETTA - Dotazione a parte, la differenza tra un navigante improvvisato e un diportista accorto la fa la tecnica. Un buon ancoraggio infatti non è una manovra facile: richiede nozioni teoriche, pratica e soprattutto buon senso. I più audaci danno fondo all'ancora procendendo a marcia in avanti e confidando che la catena non sfreghi contro la fiancata. Più impegnativa e di abilità, ma dai risultati garantiti, se effettuata correttamente, è la manovra in retromarcia.
La tecnica per un buon ancoraggio a ruota è quindi la seguente: posizionati sul punto prescelto, con la prua a vento e barca ferma, si cala rapidamene l'ancora finchè non poggia sul fondale. A questo punto si distende la linea di ancoraggio (già nella direzione in cui dovrà lavorare), arretrando piuttosto lentamente in modo da lasciare all'ancora il tempo di fare presa sul fondale. Se la velocità è eccessiva la corda andrà in tensione con il risultato di spedare l'ancora.
L'ANGOLO CHE FA LA DIFFERENZA - Filare poco cavo e lasciare in tensione la catena è un errore grossolano. Un'ancora ben assicurata infatti lavora sul fondale con un angolo molto piccolo: intorno ai 10 gradi e mai superiore ai 30, oltre i quali tenderà ad arare il fondale o, peggio ancora, a spedare. Per questo è buona norma filare tanta corda quanto necessario perchè la catena si adagi sul fondo e, con il suo stesso peso, mantenga l'ancora all'incirca parallela al fondale.
L'angolazione ideale di ancoraggio - Da www.scuolanauticadelta.it
QUANDO IL MARE NON AIUTA - In ultimo, se il mare non è calmo, è neccessario usare qualche accortezza in più. In prima battuta, si può allungare la linea di ancoraggio. Filando qualche metro in più di corda si può impedire che la barca, sospinta dal vento, sollevi la catena dal fondo e liberi l'ancora.
Ma per assicurarsi maggiore stabilità è meglio ricorrere a tecniche di ancoraggio dalla tenuta più sicura, optando quindi per un ancoraggio "appennellato", che fila una seconda ancora a distanza di qualche metro dalla prima sullo stesso calumo.
O meglio ancora, sarà rafforzare l'ancoraggio "afforcando", cioè disponendo una seconda linea di ancoraggio in modo tale che le due ancore lavorino con un agolo di 45 gradi l'una dall'altra.
Foto ancoraggio a ruota, afforcato e appennellato Da blog veleggiando.it
Isabella Foderà
www.nauticareport.it